Filettare e maschiare

Un’operazione spesso richiesta da modellisti, costruttori di robot o da qualunque lavoro di fai da te è relativa alla realizzazione di viti o edi dove ospitarle.

Parlo della filettatura, destinata alla realizzazione della vite e della maschiatura, utile per la realizzazione di quello che tecnicamente si chiama “madrevite”: il dado o la lastra su cui avviteremo il bullone.

Le due operazioni sono complementari e vengono qui trattate insieme, dato lo stretto legame che esiste tra le due.

Iniziamo col comprendere la convenzione con cui vengono nominate le misure dei filetti:

Vediamo per esempio M6x0,8

  • M sistema metrico
  • 6 diametro nominale
  • 0,8 passo

Filettare

L’utensile si chiama filiera e si presenta come un cilindro di acciaio temperato con un foro centrale conico filettato.

La filiera va montata sul portafiliera e bloccata da una o due viti (a seconda del modello). Il portafiliere ha la funzione di leva: aumentare il braccio per facilitare la torsione.

Il gambo da filettare va alleggerito all’estremità e bloccato sulla morsa in posizione comoda per lavorarci.

La filiera va imboccata e mantenuta perpendicolare. Si procede con una sola passata, letteralmente avvitando la filiera sul gambo, esercitando una leggera forza per facilitare il lavoro.

A lavoro ultimato si svita la filiera.

Il diametro del gambo deve essere di poco inferiore (la regola è 0,22 x passo. Esempio: per M6x0,8 -> 0,8×0,22=0.176 – 6 – 0.176 = 5.824 )al diametro nominale se d’acciaio o uguale se di materiale più tenero (PVC o lega).

Maschiare

La realizzazione del filetto nel foro destinato ad ospitare la vite si realizza tramite degli strumenti che si chiamano maschi. Si tratta di viti di acciaio temperato con un filetto tagliente e la sezione quadra all’estremità opposta.

La sezione quadra serve per bloccarlo nel giramaschi e permettere l’operazione di torsione.

Per i diametri più piccoli i maschi vengono venduti a gruppi di tre, per passare poi a 2 e 1 per i maggiori. La forza di torsione rischierebbe di spaccare e rovinare il lavoro, si procede quindi in più passaggi: sgrossando col primo e rifinendo con l’ultimo. Il problema si attenua con diametri maggiori. Ecco spiegato il motivo.

Il foro da maschiare deve essere di diametro maggiore rispetto al diametro nominale. La regola precisa è
diametro – passo arrotondato al decimo di millimetro superiore.

Per comodità riporto la tabella, la stessa che troviamo sul retro delle confezioni dei maschi.

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